Incontri alla Fondazione Franceschi ONLUS
Giovedì 25 novembre, presso la sede della Fondazione Franceschi ONLUS, ha avuro luogo l'incontro dal titolo Nuvole in viaggio. Nel corso della serata la poesia, con la sua forza evocativa, è stata utilizzata come mezzo artistico per intraprendere un percorso sensoriale che ha stimolato il pubblico in un processo di apprendimento/accrescimento delle proprie capacità psicologiche espressive e come strumento di scambio di idee e impressioni.
La conduzione dell'incontro è stata realizzata da Samuele Sassoli, poeta, impiegato in una azienda di cucine country, assicuratore e, attualmente, dipendente di un'agenzia di spettacoli. Molteplici i suoi interessi: dal cinema, all'arte, alla letteratura (è membro della giuria popolare del premio letterario Chianti). Vivace e curioso viaggiatore, non esita a definirsi eterno girovago della vita.
La lettura delle poesie è stata realizzata dalla dott.ssa Valeria Uga, psicologa, esperta delle tecniche del lavoro biografico di impostazione antroposofica, che applica nella pratica del sostegno psicologico rivolto all’adulto e all’anziano.
Cieli di rame
Poeta: mago di parole che fotografa con un dito paesaggi esterni e interni nelle diapositive più segrete dell'anima. […] Molte le tematiche affrontate che percorrono le strade della vita e non sempre, negli affetti e nella disposizione dello scrittore, lo sfondo rimane solare: a volte come il faro della vecchia bicicletta (immagine bellissima, quasi da Charlie Chaplin) si deve pedalare alla ricerca della luce e le "cose" parlano di queste liriche come il telefono in una delle prime poesie. [Dalla prefazione di Cristiano Mazzanti]
Nuvole in viaggio
Mi capita spesso di fermarmi a guardar le nuvole,
quando per un attimo vorrei averne la loro leggerezza,
quella libertà di vagare senza meta che le rende vaporose viaggiatrici.
Nel mio osservare ho cercato di distinguerne le più svariate forme,
a mandorla, a losanga, a volte un cuore che curva e si ripiega su se stesso,
altre uno sbuffo d'aria teso a rincorrere le più lontane.
Ho notato che pochissime hanno il dono della compattezza;
la maggior parte sono frastagliate, divise, arricciate o confuse.
Proseguendo nei loro orizzonti perdono consistenza,
si trasformano, si sciolgono o si rinsaldano.
Tutte quelle nuvole ci somigliano e la nostra corsa
verso continue e nuove stelle lascia per strada tante emozioni,
tante nostre identità che ci disegnano ogni volta diversi,
più sfumati e levigati.
I frammenti che depositiamo distratti sono le parole;
parole dette, gridate, pensate, immaginate,
anche solo sognate.
È attraverso la parola che ci rendiamo unici;
qualsiasi nome, verbo, esclamazione, dalla più banale alla più sofisticata
assumono per noi un'importanza esclusiva.
La poesia per esempio serve a ricordare:
cosa si sarebbe detto se avessimo avuto più parole,
come avremmo reagito se quel frammento lo avessimo potuto trattenere.
Serve a sognare identità diverse, probabilmente quelle perdute
ma anche quelle che non si vogliono perdere.
In un viaggio a ritroso cercheremo nei nostri sguardi
facendo parlare i nostri sbuffi di cielo,
tentando un fermo immagine di quando eravamo nuvole.